L'amante di Mozart by Vivien Shotwell

L'amante di Mozart by Vivien Shotwell

autore:Vivien Shotwell [Shotwell, Vivien]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858667309
Google: qmAOAwAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2014-03-18T23:00:00+00:00


Gli sposi malcontenti

I fratelli Storace commentarono spesso, quando la prima dell’opera di Stephen era ormai imminente, che loro padre sarebbe rimasto a bocca aperta se fosse stato lì a vedere quanto erano cambiate le loro vite: se avesse visto Anna cantare in un teatro regio la musica di suo fratello, se avesse saputo che l’aveva scritta Stephen. Chi l’avrebbe mai immaginato? All’epoca della prima, Anna era incinta di quasi nove mesi, anche se sua madre e Lidia erano le uniche a saperlo. Persino Stephen era all’oscuro. Aveva la vaga impressione che mancassero ancora un paio di mesi. Tuttavia Anna era calma. Sapeva che il bambino avrebbe aspettato.

La sera della prima il volto di Stephen esprimeva una sorta di trepidazione serena che anche Anna aveva provato sovente in passato: la sensazione che tutto ciò che si poteva fare fosse stato fatto, che fosse stato fatto estremamente bene e che sarebbe inevitabilmente sfociato in un sogno perfetto. La tranquillità derivava dall’attenzione ai preparativi e dalla determinazione, e la trepidazione dall’imponderabilità del teatro, che era un po’ come il mondo esterno, dove accadono eventi che non si possono prevedere né controllare.

Tra il pubblico, nel palco reale, sedeva il duca di York, un ospite dell’imperatore. Risa e applausi accolsero il primo atto. La musica era incantevole, il libretto non era peggiore di qualsiasi altro. Il costume di Anna camuffava discretamente le sue condizioni, anche se per lei era difficile prendere bene il respiro per via del pancione. Gli altri cantanti si impegnarono al massimo in nome dell’affetto che li legava ad Anna. L’orchestra se la cavò brillantemente e, con la sua coralità placida, controbilanciò l’esecuzione ansiosa e un po’ impulsiva di Stephen al piano. Lui era così immerso nel momento, nell’incredibile gioia di vedere la propria arte prendere forma – il pubblico, il palcoscenico, le parole, la musica –, che sarebbe stato perdonato persino se avesse dimenticato il proprio nome.

Nessuno, né tantomeno Anna, avrebbe potuto prevedere ciò che accadde durante la sua aria di bravura alla fine del primo atto. Non ci fu alcun avvertimento. Successe tutto all’improvviso. Ogni cosa era come era sempre stata. Anna dava il meglio di sé ogni volta che saliva sul palcoscenico, e sentiva chiaramente di essere un’Anna migliore, più amata, un’Anna misteriosa, fortunata e potente.

Quello che avrebbe ricordato in seguito sarebbe stato il momento tra l’ignoranza e la consapevolezza, i pochi secondi o forse addirittura minuti durante i quali nessuno, a parte lei, comprese la portata della sua disgrazia, durante i quali molti non si resero nemmeno conto che aveva avuto luogo una disgrazia. Sentì un dolore o uno spasmo in gola – come un coltello conficcato nella trachea –, poi un’esplosione di vetri infranti. Si bloccò sul la bemolle, sulla parola «dolce». Quando tossicchiò, si schiarì la gola e cercò di proseguire, ancora ignara di tutto, non riconobbe la propria voce, solo una serie di versi rauchi, di inspirazioni lancinanti e di sibili patetici. L’orchestra continuò a suonare. Stephen, quasi sordo per l’emozione ora che il trionfo



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